Avrai senza ombra di dubbio sentito parlare del settore automotive. Se non sai bene di chè si tratta, continua a leggere.
In questo articolo, ci occuperemo di scoprire il significato del termine “settore automotive” e di evidenziare i maggiori trend del settore automotive in Italia e all’estero.
Settore automotive cos’è
Con il termine “settore automotive” (o servizi automotive, termine dallo stesso significato) ci riferiamo al settore commerciale dedicato alla progettazione e produzione di tutti i veicoli a motore – ovvero le automobili, ma anche autocarri, autobus e mezzi da rimorchio.
La definizione ha un significato molto ampio, includendo infatti le aziende costruttrici, le ditte dedicate ai ricambi alle componenti automobilistiche (la cosiddetta “componentistica”), nonché i rivenditori specializzati e gli autonoleggi.
A livello globale, il settore automobilistico vale oggi all’incirca 2.86 trilioni di dollari statunitensi ,una cifra che si prospetta continui a crescere.
Oggigiorno, l’industria è in fase di trasformazione.
Duecento anni dopo l’invenzione della prima automobile a motore, l’industria si è notevolmente evoluta – basti pensare che i primi modelli auto non disponevano di parabrezza né di frecce.
Con la crisi ambientale in corso, il settore automotive contemporaneo ha come obiettivo principale quello di creare veicoli leggeri, resistenti e sostenibili. È inoltre dedicato a incorporare scienze innovative come l’intelligenza artificiale per fornire automobili intelligenti e interattive e in grado di offrire livelli di comfort e sicurezza senza precedenti.
Quando nasce l’industria automobilistica?
L’origine della produzione di automobili si trova principalmente in Francia e Germania, dove i cosiddetti “veicoli di prima generazione” vennero progettati già a partire dal 18esimo secolo.
Si trattava di veicoli estremamente rudimentali, la cui produzione fu possibile solo in seguito a molteplici esperimenti falliti. Basti pensare che, in epoca pre-industriale, il primo modello auto realizzato dall’inventore francese Nicholas-Joseph Cugnot era fornito di tre semplici ruote ed un motore a vapore.
All’inizio del ventesimo secolo, i settori automotive si svilupparono anche in Regno Unito, Italia e Stati Uniti.
Il primo motore a benzina venne concepito nel 1885, ma non fu prima della rivoluzione industriale americana all’inizio del 19esimo secolo che si adottò il concetto di produzione di massa delle automobili. Ciò avvenne grazie al Modello T disegnato dal grande Henry Ford, il quale marcò la nascita del mercato automobilistico come lo conosciamo oggi. Oltre a funzionare a benzina, il primo modello Ford era economico, facile da guidare e resistente.
Dove si produce il maggior numero di automobili?
Malgrado l’industria vanti le sue origini in Europa, oggi come oggi le aziende leader nella produzione di automobili si trovano in Cina. I numeri emessi dall’OICA (l’organizzazione internazionale dei costruttori auto) parlano chiaro: il paese si trova infatti in testa con una produzione di 26.082.220 veicoli nel 2021, seguito da Stati Uniti (con 9.167.214) e Giappone (con 7.846.955).
Negli ultimi anni si è osservato anche lo sviluppo di mercati emergenti, con paesi come India, Corea del Sud Messico, Brasile e Thailandia nella top-ten dei maggiori produttori di automobili a livello mondiale del 2022 – una realtà che sarebbe stata difficile da immaginare anche solo nell’anno 2000 (un’annata dominata da una maggioranza di paesi occidentali).
Come sta andando l’industria automobilistica oggi?
Oggigiorno, il mercato automotive sta attraversando una fase di profonda trasformazione.
Il mondo automobilistico contemporaneo pone molta enfasi sulla creazione di veicoli più efficienti, sicuri e interattivi grazie a nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. Il boom dei veicoli elettrici (con 10 milioni di modelli venduti nel 2022), ci permette inoltre di immaginare un futuro libero dagli effetti nocivi dei combustibili fossili.
Questo nuovo approccio alla produzione di automobili ha come obiettivo quello di superare alcuni dei problemi più urgenti dei nostri anni, quali:
- l’aumento dei prezzi delle materie prime
- la difficoltà nel trovare adeguata componentistica
- le severe interruzioni della catena di produzione
- l’urgenza di creare veicoli sostenibili e dal ridotto impatto ambientale
Il futuro dei giganti del settore dipenderà dalla loro capacità di adattarsi alla continua innovazione tecnologica e alla transizione verso i veicoli elettrici ed ibridi. Malgrado le difficoltà, l’automotive è determinato a navigare queste ed altre sfide dei tempi moderni.
Crisi del settore automotive e percorsi di ripresa
È probabile che tu abbia sentito parlare della crisi del settore automotive.
In epoca moderna, il settore ha superato due momenti molto difficili: il primo dal 2008-10, il secondo a partire dal 2020.
Crisi del settore automotive del 2008
Questo fenomeno si verificò negli anni 2008-2010 e fu caratterizzato da una crisi finanziaria globale del settore.
La crisi del settore automotive colpì soprattutto gli Stati Uniti, ma provocò rapidamente un effetto a catena che coinvolse anche il Canada, il Giappone e diversi leader del settore europeo.
Tra le cause principali troviamo l’aumento del prezzo dei combustibili, che spinse i consumatori a riconsiderare il loro approccio verso l’acquisto di automobili. La crisi divenne presto generalizzata in seguito ai licenziamenti e al generale peggioramento delle condizioni lavorative degli impiegati del settore automobilistico.
La crisi si fece particolarmente critica in concomitanza con la crisi finanziaria globale (2008), che aumentò ulteriormente i prezzi delle materie prime. Nel 2009, divenne chiaro che una via di uscita da questa crisi dipendeva dall’abilità del settore di reinventarsi attraverso nuove strategie di marketing, offerte speciali, incentivi e grandi sconti. La situazione migliorò notevolmente con l’intervento di diversi Stati coinvolti, i quali si impegnarono a ridurre i tassi di interesse e a iniettare risorse economiche per incentivare investimenti e, di conseguenza, la ripresa dell’economia.
Crisi del settore automotive 2020
Nel 2020/21, il settore automotive attraversò di nuovo uno dei momenti più difficili dell’epoca moderna. Conosciuta come “crisi del settore automotive”, questo fenomeno fu una conseguenza diretta dei lockdown dovuti all’epidemia globale del COVID-19 e le conseguenti interruzioni nella catena di produzione.
Da un giorno all’altro, l’industria automotive si trovò obbligata a ridurre enormemente la produzione di veicoli; al tempo stesso, le vendite d’auto si trovarono anch’esse ai minimi storici in quanto i consumatori erano anch’essi alle prese con le conseguenze dei licenziamenti in massa e dell’incertezza del loro futuro finanziario.
La combinazione di questi due eventi nefasti obbligò moltissime industrie del settore a ridurre ampiamente il numero dei loro lavoratori.
Con la crisi della catena di produzione e i cambiamenti delle necessità dei consumatori, l’aumento dei prezzi delle automobili nuove divenne quasi inevitabile. Negli Stati Uniti, ad esempio, si calcola un aumento di circa l’11,4% in epoca post-pandemica.
L’Italia fu uno dei paesi più colpiti dalla crisi, che nel peggiore dei suoi momenti vide un crollo delle vendite di base mensile di quasi il 98%.
Ciò ha portato a un cambiamento di traiettoria degli acquisti di ricambi auto usati e automobili di seconda mano. Nel Bel Paese, nel Marzo 2021 si registrarono 171.556 vendite di automobili, di cui il 16,51% nuove e ben l’83,49% usate – un numero praticamente mai registrato negli anni precedenti.
Oggi, grazie all’adozione di politiche a breve termine e uno sforzo collettivo cosciente verso la modernizzazione del settore automotive in Italia, le cose sembrano migliorare.
In Italia e nel mondo si registrano infatti segnali di ripresa, nonché un cambiamento culturale nell’industria, la quale immagina ora un futuro più green e sostenibile.
L’arresto della produzione della componentistica
Anche se si prospetta un futuro più roseo comparato alle grosse difficoltà affrontate recentemente, la strada da percorrere è ancora lunga.
Finalmente in ripresa dalla crisi del COVID-19, il settore della produzione della componentistica presenta però ancora dei problemi. E, se l’obiettivo è quello di costruire assieme un futuro più sostenibile, occorre fornire al pubblico opzioni di acquisto più responsabili. A tal fine, si può ricorrere all’uso di componentistica di seconda mano. Oltre a un prezzo più basso, le parti di ricambio usate offrono il vantaggio di essere più facilmente acquisibili dei componenti nuovi, ed hanno un ridotto impatto ambientale.
Nuove tecnologie e sostenibilità
In quest’epoca senza precedenti viene quindi da chiedersi: che cosa definisce l’auto moderna?
L’automobile di oggi è quella capace di adattarsi ai crescenti bisogni dei consumatori. Al di là delle loro caratteristiche estetiche, i veicoli più recenti sono muniti di un sistema centrale computerizzato; sono inoltre più efficienti nel consumo di benzina e più potenti.
L’ottimizzazione del consumo di benzina è un punto chiave dell’industria automotive contemporanea. Non a caso, i giganti del settore hanno più volte ribadito il loro interesse nel ridurre l’impatto ambientale delle loro auto per un futuro più sostenibile.
In sostanza, l’automobile del futuro sarà progettata tenendo in conto un ridotto impatto ambientale e maggiori livelli di funzionalità energetica e sicurezza. Ci sono buone ragioni per essere ottimisti. Nel 2040, si prospetta che il 60% delle emissioni relative ai veicoli deriverà direttamente dalla loro produzione, mentre quella relativa all’utilizzo degli stessi arriverà ai minimi storici.
Ma la sostenibilità non ha solo a che vedere con l’ottimizzazione del consumo di carburante.
Ad esempio, i possessori di auto durevoli, come ad esempio la Volkswagen, saranno più tentati ad acquistare ricambi usati Volkswagen di quanto non siano all’acquisto di un nuovo veicolo. Al tempo stesso, le grandi imprese del settore automotive propongono un concetto di industria “circolare” in cui la componentistica potrà essere riciclata praticamente all’infinito, di fatto eliminando ogni spreco.
Qual è il futuro del settore automobilistico?
Con i rapidi cambiamenti già in corso, i settori automotive del futuro sono destinati ad una imminente rivoluzione – dalla diffusione dell’intelligenza artificiale, alla creazione di veicoli ibridi ed elettrici, fino a un cambio culturale in cui si prediligeranno materiali riciclabili e pratiche più sostenibili.
Innovazione e intelligenza artificiale
Le dinamiche degli ultimi anni parlano chiaro: l’utilizzo dei veicoli elettrici diventerà più generalizzato. Ciò è dovuto alle crescenti restrizioni dei limiti di emissione in Europa e nel mondo, alla creazione di batterie elettriche più efficienti, e ai nuovi trend.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA) nel settore automotive è anch’essa in crescita, visti i numerosi vantaggi offerti dalla combinazione delle due tecnologie.
I nuovi strumenti interattivi svolgono a tutti gli effetti la funzione di co-pilota, avvisando il guidatore di eventuali problemi di traffico o condizioni della strada. Con il 90% degli incidenti stradali dovuti a un errore umano, si anticipa che la AI possa aiutare a ridurre il tasso di mortalità.
I vantaggi sono apprezzabili anche per quanto riguarda il comfort: basta pensare alla personalizzazione dell’offerta musicale, o alla possibilità di riscaldare l’automobile a distanza tramite un’applicazione. Le automobili di oggi sono fornite anche di un sistema di automonitoraggio capace di informare il guidatore di eventuali guasti o necessità di revisione e sostituzione della componentistica.
Automotive in italia: fatti e cifre
Abbiamo visto cos’è il settore automotive, e ci siamo occupati di individuarne i trend principali.
Ci occuperemo ora di dare un’occhiata ai dati delle aziende automotive in italia.
Quanto vale automotive in Italia?
Il settore automotive in Italia vide la luce alla fine del diciannovesimo secolo, diventando presto uno dei settori leader della penisola. Nel 2006, infatti, si calcola che l’industria automobilistica sia arrivata a vantare 2.131 aziende che a loro volta impiegavano 250.000 lavoratori. Oggigiorno, la produzione di automobili genera direttamente un fatturato di circa 52 miliardi di euro.
Grazie alla sua produzione massiva di utilitarie FIAT, Torino continua ad essere la capolista e il simbolo della cultura automobilistica e delle aziende automotive in Italia.
Chi vende più auto in Italia?
Anche in epoche imprevedibili come la nostra rimangono alcune costanti: l’auto più venduta in Italia rimane infatti a marchio FIAT, con 105,384 modelli venduti in 2022, seguita da Lancia, con 40,970 esemplari venduti nello stesso anno.
Alla base della cultura automobilistica italiana risiede l’innato stile che ha reso il Bel Paese famoso nel mondo, nonché la tradizione di fornire automobili durevoli, sicure e di qualità.
Conclusione
Dopo questa lettura, dovresti avere un’idea di cos’è il settore automotive. Il suo significato è ampio, e si riferisce al mercato della produzione di automobili, della componentistica, nonché degli autonoleggi.
Destinato all’espansione, il settore auto è in constante crescita a livello globale.
Nuovi trend di consumo e la domanda per una maggiore funzionalità e sicurezza hanno portato a una trasformazione del mercato automotive: le aziende automotive in Italia e all’estero stanno infatti lavorando in collaborazione con i giganti dell’intelligenza artificiale per portarci l’automobile del futuro.